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Storia dei Sanniti - L'antico insediamento di Duronia.
SANNITI

 
Panorama di Duronia

Panorama di Duronia dalla "Civita".

 

Duronia è uno degli insediamenti citati da Tito Livio in "ab Urbe condita" nel racconto delle Guerre Sannitiche. Nel Libro X al capitolo 39, l’annalista descrive come il console Lucio Papirio Cursore, dopo averla espugnata e dopo aver fatto razzie nel territorio, si diresse verso Aquilonia. Ma afferma anche che lo stesso console, insieme all’altro console Spurio Carvilio con cui conduceva la campagna bellica di quell'anno, devastò in seguito la zona di Atina. Da quanto scritto sembrerebbe che Duronia fosse ubicata nell’area del massiccio delle Mainarde, in una zona attigua a quella di Atina (*).
Identificare l’ubicazione dell'antica fortificazione di Duronia consentirebbe di circoscrivere l'area dov'era collocata la roccaforte di Aquilonia.
Duronia doveva essere stata edificata dai Sanniti per esercitare un controllo delle aree vicinore a quelle di Aquilonia e forse andava ad inserirsi sul territorio a livello di "pagus". Ma la sua importanza nelle descrizioni liviane non è molto evidente e quindi potremmo limitarci ad includerla in una specifica rete di insediamenti a carattere difensivo costruita attorno ai limiti del pagus Aquilonensis, cioè una cerchia di fortificazioni a guardia della roccaforte di Aquilonia dello stesso tipo di quella individuata da Franco Valente per il territorio di Aesernia (1).
Il fatto è che osservando attentamente i luoghi, la morfologia e le emergenze archeologiche, si ha la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di importante che ha lasciato nel tempo un segno ormai indelebile sul territorio e ciò invoglia a pensare che forse non si trattasse di un semplice “oppidum”.


  I Morconi di Duronia
I "Morconi" di Duronia nella parte occidentale del versante della Civita.
 

 

L'odierna Duronia era denominata fino alla metà del XIX secolo “Civitavecchia” e prima ancora, circa fino al secolo XIV era "Civitae Veteris" (2). Fu il Consiglio Comunale di quei tempi a chiedere al Governo di mutarne il nome con quello di Duronia ufficialmente per via di un torrente sottostante, il Durone (l’attuale Fiumarello); il cambiamento venne autorizzato nell'ottobre del 1875 ma le intrinseche motivazioni non furono certo quelle esposte nella richiesta ufficiale. Molto probabilmente i Consiglieri erano stati suggestionati dalle teorie del Garrucci che ravvisava nei ruderi di Pietrabbondante il sito della mitica Aquilonia. Quindi la loro Civitavecchia, colma di tante gloriose vestigia, non poteva che essere l’antica Duronia.
In effetti la vista dell'abitato, il sito in cui sorge, la conformazione dell’area ed i ruderi ancora visibili, incutono una certa soggezione, in particolar modo guardando il paese da sud, cioè provenendo da Frosolone. La stupenda conformazione della rocca accentra l'interesse del visitatore in contrapposizione alla vastità del paesaggio, una terrazza sul Sannio settentrionale.
La morfologia dell’area è molto particolare e necessita di un’attenta descrizione.
L’elemento accentratore, ma non il principale, è il tratturo Lucera - Castel di Sangro che attraversa l’abitato di Duronia proveniente da Torella del Sannio e dalla zona del fiume Biferno nei pressi di Castropignano. Gli altri elementi che si evidenziano sono tre alture che costeggiano il tratturo: la Civita, la Montagnola e l’altura dove sorge l’attuale abitato. L’altezza dei tre rilievi è simile, circa 925 metri s.l.m. Queste tre alture appaiono come torri a controllo di un tragitto viario che, passando tra la Civita e Duronia attuale, costringe chiunque transiti ad incunearsi in una forca e quindi a subirne il vaglio. Il tratturo prosegue poi verso settentrione in direzione di Civitanova, poi Chiauci per continuare verso Pescolanciano.
Le tre alture sembrano formare un’area pianeggiante verso la convergenza delle isometrie e tale piccolo pianoro risulta così protetto naturalmente. Il monte della Civita degrada dalla sommità verso il piccolo pianoro gradatamente mentre, dalla parte opposta verso sud, mette a nudo le sue asperità formando speroni rocciosi che si innalzano dalla vallata sottostante per un paio di centinaio di metri. Questi spuntoni rocciosi sono gli elementi principali dell’area e caratterizzano il paesaggio in modo impressionante. Sul versante occidentale del monte, quasi alla sommità ed in linea d’aria alla stessa quota del pianoro, si estende la cortina muraria sannitica formata da blocchi di pietra in forma poligonale. Attualmente è solo possibile seguirne l’andamento ed immaginare come le mura procedevano nel cingere l’altura. Infatti è rimasta visibile solo la base della fortificazione e soltanto in alcuni tratti si è conservata con un’altezza di circa un paio di metri.


  Duronia
Ruderi della cinta muraria in opera poligonale del versante settentrionale della Civita.
 

 

Questa cinta fortificata si interrompe sul lato sud del monte dove l’asperità morfologica fungeva da difesa naturale. All’interno della fortificazione, che racchiude un’area di circa mq. 70.000, si sviluppano una serie di terrazzamenti, coperti ormai dalla fitta vegetazione. In alcune parti affiorano resti di fondamenta muraria. Infatti, fino alla metà del XIX secolo, era possibile ancora vedere sulla Civita ruderi di costruzioni ed in alcune parti porzioni selciate di strade (2).
A nord di quest’altura si innalza il monte dove è ubicata Duronia, separati dalla sola larghezza del tratturo. E’ impressionante come questo tragitto si insinui tra le due alture per poi scendere subito di quota per dirigersi verso occidente. Il monte di Duronia ha una morfologia diversa da quello della Civita, ha una forma a semicalòtta quasi perfetta con speroni rocciosi abbastanza sporgenti ma non evidenti sulla sommità. Proprio tra queste rocce, chiamate “Morconi”, nel periodo medievale venne costruito il castello di cui non rimangono che poche tracce murarie. Poco distante è ubicata la chiesa di San Nicola, con una facciata molto semplice e con un portale recante la data 1731. Questa semplicità si infrange con una struttura muraria abbastanza consistente ed un elegante campanile con monofore e marcapiani (3). Il resto dell’abitato si sviluppa sul lato del monte a ridosso del tratturo.
La Montagnola è la terza altura di questa particolare morfologia dell’area. Il tratturo le passa accanto per poi infilarsi tra la Civita e Duronia. Funge da spartitraffico e quindi da punto di controllo sia del tratturo Lucera - Castel di Sangro e sia del tracciato viario che conduce alla vicina Frosolone, altra importante fortificazione sannita. Ai margini dell’altura nei secoli scorsi sono state ritrovate alcune sepolture databili, per quanto riferito dai ritrovamenti effettuati, proprio al periodo sannita.


  Duronia dall'alto
Ipotesi insediativa dell'area di Duronia intorno al IV secolo a.C.
In verde il tratturo Lucera - Castel di Sangro e in giallo il pianoro (4).
 

 

In effetti, che l’attuale Duronia sorga sul sito di un importante insediamento sannitico è un dato di fatto attestabile ed accertato. Ma come chiamavano quel luogo realmente i Sanniti?
Non esistono reperti ritrovati oppure emergenze archeologiche che indichino espressamente che ci troviamo nella Duronia citata da Livio.
Da una superficiale analisi dei luoghi potremmo asserire che sulla “Civita” era ubicato l’insediamento fortificato e che sull’altura dell’attuale abitato, in base alla continuazione del locus attestato dalla presenza di un’antichissima chiesa, poteva svilupparsi l’area sacra, sia essa formata da una struttura templare o da un Orto Sacro (sul tipo dell’Hùrz). E’ da evidenziare che il monte di Duronia, per la sua morfologia con pendenze addolcite rispetto alla “Civita”, risultava meno difendibile da eventuali attacchi esterni. La Montagnola rivestiva carattere difensivo con una necropoli ubicata alle falde sul versante sud. Infine un modesto pianoro, protetto dalle tre alture di cui ne riempiva lo spazio di giunzione, fungeva da area di sosta recintata per le greggi e gli armenti. Se poi ipotizzassimo in loco anche un posto dove esigere le gabelle della transumanza, investiremmo la “Civita” nel ruolo di tesoriere federale, custode dei beni della cosa pubblica e residenza di una “Meddikia" titolata come "Decentarius” oppure "Aticus". Questo giustificherebbe anche la presenza di una cinta fortificata.
Le ipotesi non mancano, i dati raccolti in loco sono pochi ma le emergenze sono tante. Ciò che manca è un’adeguata ricerca archeologica.

 


Il testo e le immagini sono dell'autore.
Pubblicato, nella versione originale, nel Marzo 2000.
Revisione Ottobre 2012.

 

 

NOTE

(*) Per quanto riguarda questa ipotesi, si veda il saggio "Il Lazio meridionale fra Volsci e Sanniti".

(1) VALENTE F. - Isernia. Origine e crescita di una città - Ed. Enne, Campobasso 1985

(2) MASCIOTTA G.B. - Il Molise dalle origini ai nostri giorni - Cava dei Tirreni 1952

(3) La chiesa di San Nicola di Bari reca la data 1731 sul portale a causa della riedificazione avvenuta dopo il terremoto di pochi anni prima. Questa chiesa è comunque molto antica. Il nucleo originale consisteva in una piccola edicola votiva ampliata in periodo altomedievale fino alla costruzione di un monastero nel periodo longobardo che assunse il nome di San Tommaso per rispetto alla denominazione con cui gli antichi abitanti conoscevano l'altura. La chiesa settecentesca fonda il proprio edificio sui ruderi dell'antico monastero, abbandonato dopo il terremoto del 1456.

(4) L'immagine è tratta da Google Earth e rielaborata da Davide Monaco.

 

 

Bovianum Vetus et Undecumanorum Studi e Ricerche Bojano. La Capitale dei Sanniti Pentri

Storia dei Sanniti e del Sannio - Davide Monaco - Isernia
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