L'INSEDIAMENTO SIMBOLO DI UNA COMUNITA'
BOVAIANOM DEI PENTRI
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Sull'insediamento sannitico di Bojano esistono ancora oggi accese discussioni tra gli studiosi ed archeologi sulla sua reale origine ed ubicazione. Non tutti sono concordi nel riconoscere l'antica capitale dei Pentri nell'attuale cittadina. Di seguito riportiamo due testi che ne descrivono i natali secondo il prof. Adriano la Regina e secondo il prof. Gianfranco De Benedittis.
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Cartografia dell'area di Bojano - 1960
Adriano La Regina
Il testo è tratto da F. COARELLI e A. LA REGINA - Abruzzo e Molise - Guide Archeologiche Laterza - Bari 1984
Il capoluogo dei "Samnites Pentri", municipio romano dopo la guerra sociale e poi colonia, è ubicato alle pendici settentrionali del Matese (Tifernus Mons), il massiccio che divide il Sannio dalla Campania. L'acropoli si trovava sull'altura della Civita, e l'abitato, in basso, era attraversato dalla strada Aesernia-Beneventum, il cui tracciato si è conservato nel tratturo che passa per Boiano e per Sepino. L'insediamento si sviluppò gradualmente sulla strada percorsa stagionalmente da greggi e armenti, donde si formò altresì il nome "Bovianum", per indicare un usuale mercato di buoi. Da tale nome trasse poi origine la mitica interpretazione della migrazione dalla Sabina con il Ver Sacrum, condotta da Comio Castronio (Festo, 436 L.) e da un toro dato per guida da Marte (Strabone, V 4, 12).
La maggior fortuna di Bovianum, che divenne il centro di gran lunga preminente dei Sanniti Pentri dopo la distruzione di Aquilonia (293 a.C.) e dopo la fondazione delle colonie latine di Beneventum (269 a.C.) e di Aesernia (263 a.C.), si dovette proprio alla accresciuta importanza della strada che collegava queste due ultime città. "Bovaianom" era il nome originario della città, in lingua osca, che conosciamo grazie ad una iscrizione di Pietrabbondante, ove un Meddix Tuticus, Novio Vesullico, aveva inviato un donario da Bovianum (in ablativo: bùvaianùd).
"Caput hoc erat Pentrorum Samnitium longe ditissimum atque opulentissimum armis virisque" (era questo il capoluogo di tutti i Sanniti Pentri, di gran lunga il più ricco e opulento d'armi e di uomini). Così Livio (IX 31, 4) definisce Bovianum menzionandola a proposito di avvenimenti dell'anno 311 a.C. La città è ricordata più volte dagli autori antichi in relazione alle guerre sannitiche, a partire dall'inverno del 314-13 a.C., allorchè l'esercito romano si sarebbe accampato nel Sannio per espugnarla (Livio, IX 28, 1-3). Dopo la notizia liviana di una espugnazione da parte romana avvenuta nel 311 a.C., non ritenuta attendibile dalla critica moderna, Bovianum è nuovamente citata nell'anno 305 a.C., quando sarebbe stata effettivamente presa (Livio, IX 44, 5-15, e Diodoro Siculo, XX 90, 4, ove compare con il nome errato di « Bola »). Assalita ancora una volta nell'anno 298 a.C. (Livio, X 12, 9), viene saldamente tenuta dai Sanniti in una successiva invasione romana, nel 293, allorche furono distrutte Cominium, Aquilonia e Saepinum, con altre città minori (Livio, X 41, II; X 43, 15).
Bovianum viene infine coinvolta nelle operazioni della guerra annibalica (Liyio, XXV 13, 8). Se ne torna a parlare, nelle fonti, a proposito della guerra sociale, nell'anno 89 a.C., quando fu espugnata da Silla (Appiano, Guerra civile, I 51), per essere ripresa l'anno successivo da Poppedio Silone (Giulio Ossequente, 116).
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Panorama di Bojano per chi provenie da Sepino.
Sullo sfondo la catena montuosa del Matese.
Appiano riferisce che la città sarebbe stata presidiata da tre fortezze. In una di queste è da riconoscere con certezza la Civita, che faceva parte della città stessa, mentre le altre due sono da cercare altrove, in posizioni esterne rispetto al perimetro delle mura, ma sufficientemente vicine da poterle controllare. Una piccola postazione fortificata è stata individuata di recente sul monte Crocella (m 1040 sul livello del mare), l'altura ubicata a sud-ovest della Civita, e vi si è giustamente riconosciuta una delle rocche menzionate da Appiano. Un recinto di mura quasi circolare, dal perimetro di circa 110 metri, racchiude un'area di quasi 900 metriquadrati. All'interno si possono scorgere i resti di una cisterna. E' evidente che l'altura così fortificata doveva servire da base permanente per un presidio militare con compiti di avvistamento e, in caso di assedio della città, di difesa della strada di accesso all'arce.
Prima della guerra sociale, e quindi finche perdurò lo stato sannitico, Bovianum non fu sede unica dei concilia e delle riunioni del senato, che dovevano aver luogo nei principali santuari di culto pubblico e, tra questi, certamente a Pietrabbondante e a Campochiaro. A Bovianum doveva invece essere la sede del Meddix Tuticus, il sommo magistrato annuale dello stato sannitico. Con la soppressione di questa magistratura e con la riorganizzazione territoriale romana in distretti amministrativi municipali, la circoscrizione di Bovianum fu delimitata, durante la prima metà del I sec. a.C., a un ambito non ampio che si estendeva verso nord fino al Monte Vairano incluso, verso est per circa 10 chilometri fino alla Sella di Vinchiaturo, verso ovest per una dozzina di chilometri fino a Castelpetroso, confinando a sud con la montagna. Tale assetto si è protratto per tutta l'antichità, anche nella prima organizzazione ecclesiastica, perdurando poi nel gastaldato di Hovianum dal secolo VII fino al secolo X. Solamente con la costituzione della contea furono annessi a Hovianum i territori del gastaldato bifernense (erede del municipio romano di Fagifulae) e di Saepinum. La fase sannitica è caratterizzata, qui come altrove, da una accentuata distribuzione dell'insediamento agricolo con conseguente diffusione di villaggi, luoghi di culto, ecc. Già in questo periodo l'abitato di Hovianum aveva preso consistenza nell'area della Civita e del sottostante declivio, racchiuso in un'unica cinta di mura in opera poligonale. Ne furono visti in passato notevoli resti, e qualche traccia ne esiste tuttora presso la porta meridionale della Civita. Limitati saggi di scavo eseguiti sulla Civita, ai margini esterni dell'area occupata dal castello medievale, hanno dimostrato che il sito era stato occupato con edifici e utilizzato intensamente durante la fase sannitica.
All'ultimo secolo di questo periodo è da attribuire un notevole incremento della produzione di tegole, impiegate in tutta l'area della piana di Boiano. Questa attività è da collegare con un accentuato sviluppo edilizio anche nell'ambito urbano. Tegole e coppi di produzione bovianense usati in edifici pubblici sono contrassegnati con la data di fabbricazione impressa per mezzo di stampi rettangolari recanti il nome dei magistrati annuali. Una dedica posta a Cesare, patrono del municipio durante la seconda dittatura (CIL IX 2563) ci informa che negli anni 48-46 a.C. La città aveva già lo statuto municipale. Dovette divenire colonia più tardi, tra gli anni 44-27 a. C., e più precisamente forse tra gli anni 43-41 a.C., quando vi furono assegnazioni agrarie da parte di Ottaviano, in base alla legge Giulia (Lib. col., 231, 259 L.). Infine, tra gli anni 73-75 d.C., altre assegnazioni da parte di Vespasiano a veterani della legione XI Claudia, comportarono la rifondazione della colonia (CIL IX 2564; Igino Gromatico, 131 L.), che, solo in questa occasione, potè assumere il nome di Bovianum Undecumanorum, noto dall'elenco di Plinio (Storia naturale, III 107). La colonia di Bovianum vetus, che compare nel testo pliniano insieme con l'altra, è evidentemente quella istituita da Ottaviano, definita vetus successivamente per essere distinta da quella flavia registrata dopo il 73 in omaggio a Vespasiano.
Sopravvive parzialmente, nell'attuale conformazione dell'abitato lo schema planimetrico della città romana, la quale si sviluppava addossata al declivio della Civita e nella sottostante pianura. I suoi limiti non sono stati individuati con precisione, ne rimane in vista alcunché dell'antica cinta muraria. I tratti di mura ancora visibili, e meglio documentati in vedute settecentesche, sono di età medievale. Antichi sono invece i tracciati di almeno quattro strade urbane, con orientamento nord-est/sud-ovest: via Erennio Ponzio, via Gargano, corso Umberto e corso dei Pentri. Meno evidente è il tracciato delle strade che con queste si incrociavano ad angolo retto. Sembra comunque possibile individuare uno schema plani metrico simile a quello di Venafro, con isolati di forma quadrata o quasi (lati di circa 60 metri). I principali percorsi esterni si sono conservati nel tracciato del tratturo. La strada antica attraversava la città in corrispondenza dell'attuale corso Umberto e si doveva immettere nell'area urbana, dalla direzione di Aesernia, nel punto in cui si trovano le chiese del Purgatorio e di San Nicola, per uscire nella direzione opposta, verso Saepinum, presso la chiesa di San Biase. L'alveo del torrente Calderari, probabilmente regolarizzato già in antico, doveva rappresentare il limite della città verso la pianura. I resti antichi rinvenuti in passato oltre questo corso d'acqua si riferiscono con ogni probabilità a costruzioni extraurbane. Una terza porta si doveva aprire su questo lato della città in connessione con una strada che collegava Bovianum con Larinum e con la costa adriatica. Abbiamo dunque, come a Venafro, una città a pianta ortogonale con almeno sette tracciati stradali disposti parallelamente alla montagna, non del tutto rettilinei perchè adattati alla conformazione dei luoghi, tra la chiesetta di San Michele Arcangelo, a monte, e il torrente Calderari. Nell'altra direzione, tra la chiesa del Purgatorio da una parte e la chiesa di San Biase dall'altra, vi dovevano essere almeno nove assi stradali paralleli. Il Foro si doveva trovare in corrispondenza della Cattedrale.
Nei pressi della chiesa di Santa Maria dei Rivoli dovevano essere ubicati il teatro e, forse, l'anfiteatro. Degli edifici antichi non restano in vista per tutta la città altro che elementi smembrati. Un mosaico con complessi motivi ornamentali fu rinvenuto nel centro dell'area urbana. Altre informazioni possiamo desumerle dalla documentazione epigrafica. Una dedica a Venere Celeste Augusta è murata all'esterno della chiesa di Santa Maria dei Rivoli (CIL IX 2562), e una sacerdotessa di Venere, "Helvia Mesi f(ilia)" compare in un'iscrizione databile intorno alla metà del I secolo a.C. (CIL IX 2569 = 12 1751). Giochi gladiatorii sono ricordati come "munus" di "Q. Arruntius Q.f. Vol. Iustus", patrono della colonia di Bovianum, oltre che del municipio di Saepinum e di altre città (CIL IX 2565). Del terremoto che nell'anno 346 d.C. devastò l'intero Sannio resta documentazione in un frammento epigrafico relativo alla ricostruzione di un edificio, il secretarium, a seguito dei provvedimenti adottati da Fabius Maximus, "rector provinciae Samnii" intorno alla metà del secolo, e per cura di Arrunzio Attico.
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Emergenze archeologiche a Bojano.
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Gianfranco De Benedittis
Il testo è tratto dal catalogo della mostra "Samnium. Archeologia del Molise" a cura del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Soprintendenza Archeologica e per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici del Molise - Regione Molise. Casa Editrice Quasar Roma 1991.
Dell'impianto urbanistico della Bovianum sannitica si sapeva ben poco fino al secolo scorso; le conoscenze che se ne avevano erano limitate alla segnalazione di un breve tratto di mura in opera poligonale presso Larghetto Gentile (1); ben poca cosa in effetti, al punto da far dubitare se ve ne fosse una; recuperata all'attenzione della ricerca solo in questi ultimi decenni a seguito di nuovi studi che riportavano tutte le fonti classiche alla Bojano attuale (2), è oggi possibile, grazie a recenti ritrovamenti, capirne a grandi linee lo sviluppo urbanistico sulla base di opportuni confronti.
Le prime notizie consistenti sono collegabili alla presenza di una necropoli di VII - VI secolo a.C. in località Camponi in comune di San Polo Matese a cui fa seguito una nuova necropoli di IV - III secolo a.C. poco discosta dalla precedente e posta lungo il percorso del tratturo Pescasseroli - Candela.
Circa l'abitato vero e proprio al breve tratto murario in opera poligonale presente in Larghetto Gentile se ne sono di recente aggiunti altri, uno sul lato sinistro (guardando la montagna) e due sul lato destro. Sul fianco destro il ritrovamento è consistente; si tratta anche qui di mura in opera poligonale, ma la conservazione della sostruzione (il tratto è visibile per oltre tre metri di altezza) è particolarmente evidente; ad esso va aggiunto quanto venuto alla luce durante i recenti scavi nel cortile del Vecchio Episcopio, i locali che fiancheggiano l'antica chiesa di Sant'Erasmo; qui è stato rinvenuto un nuovo tratto di mura, questa volta ortogonale rispetto all'orientamento di quelli noti; ciò fa presupporre che vi sia stata in origine una sorta di adattamento alla conformazione del sito; pertanto sembra verosimile ritenere che il canalone che separa la montagna di Civita da quella della cima della Crocella sia la linea di demarcazione del lato settentrionale della città; questo elemento morfologico, incidendo profondamente sulla montagna, è verosimile che sia stato tenuto ben presente dai costruttori della Bojano sannitica come limite Nord. Il confronto più stringente sulla base di questi dati appare Angitia (3); anche qui da una muratura pedemontana rettilinea si distaccano due tratti ortogonali che risalgono lungo i fianchi della montagna; un ulteriore parallelismo con quest'ultima località è nella presenza anche a Bojano di almeno un'altra sostruzione in opera poligonale, visibile nei giardini del Palazzo Perrella; è anche qui dunque proponibile il riconoscimento di una serie di terrazzamenti - emblematico il caso di Monte Carbolino (4) - che permettono di rendere utilizzabile il pendio scosceso della motagna di Civita.
Gli scavi effettuati sulla parte alta della montagna (Civita di Bojano), pur non evidenziando strutture repubblicane, hanno permesso il recupero di diversi reperti tra cui frammenti di vasi a vernice nera la cui collocazione cronologica oscilla tra il IV ed il I secolo a.C.; ad essi vanno aggiunti diversi frammenti di tegole con bolli oschi (5). Più evidenti i rinvenimenti strutturali presenti su Monte Crocella (m. 1040 sIm.); si tratta infatti di una piccola cinta in opera poligonale del diametro di 110 m. e perimetro di 900 m. con una cisterna ancora in buone condizioni al suo interno; è di pianta rettangolare con la sopravvivenza di resti dell'intonaco impermeabilizzante sulle pareti.
La struttura sembra presentare un unico accesso ma ricalca in piccolo quello chiamato "porta a corridoio obliquo" (6); sulla superficie sono stati rinvenuti frammenti di ceramica comune ed a vernice nera del III-II secolo a.C. (7), oltre ad un sesterzio d'argento della fine del III secolo a.C. Circuiti murari di difesa di questa grandezza sono ormai documentati da molti altri esempi, specie in Abruzzo; nel nostro caso meritano una particolare attenzione gli insediamenti del Piano di San Nicola di Gioia dei Marsi (8) dove sembra rappresentarsi una situazione topografica analoga alla nostra; in particolare la recinzione di San Nicola in Vallo presenta strette analogie con quella di Bojano; le piccole fortificazioni di Castelluccio 1 e, soprattutto, di Castelluccio 2, sono molto simili per dimensione e forma alla nostra della Crocella; elemento non trascurabile è l'identità formale tra le porte presenti nei tre piccoli perimetri murari. Non escluderei il riconoscimento in quest'ultima cinta di una di quelle tre fortezze ricordate da Appiano (App. civ. 1,51) in occasione della distruzione di Bovianum da parte di Silla durante la Guerra Sociale.
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La "strada antica" rinvenuta nei pressi del torrente Calderari.
E' questa sostanzialmente la Bovianum sannitica il cui schema sopravviverà fino alla municipalizzazione cesariana (CIL IX, 2563). Successivamente Bovianum vedrà l'arrivo di due colonie, la prima in epoca triumvirale e la seconda sotto l'imperatore Vespasiano (9). Non sappiamo se la prima colonia sia stata o meno un adattamento alle strutture sannitiche, ipotesi che non può scartarsi, è tuttavia certo che l'area venne utilizzata anche in seguito; a documentarlo è il rinvenimento di un mosaico in via Colle, una strada del centro storico sovrapposta alla sostruzione in opera poligonale (10). Dell'area occupata dalla colonia vespasianea abbiamo oggi qualche nuovo elemento; oltre al mosaico rinvenuto negli anni '50 durante la costruzione di un edificio prospiciente via Roma in questi ultimi anni ci sono stati nuovi ritrovamenti che confermano l'ipotesi dello sviluppo urbano romano al di là dell'attuale torrente Calderari al punto da potersi affermare che lo stesso attuale corso del torrente Calderari è sicuramente posteriore al tardo impero. Oltre al tratto di muro in opera reticolata rinvenuto durante la costruzione del nuovo seminario vescovile (oggi utilizzato per la ASL) è da segnalare il recente rinvenimento di due iscrizioni onorarie; la prima è su di un cippo di pietra privo della parte inferiore (alt. 117 cm. x 76 max.; prof. 53 max.); l'iscrizione è danneggiata nella parte inferiore destra diagonalmente; il campo è delimitato da astragalo a fusarole e perline; le lettere sono alte cm. 6 (l. 1); 5 (l. 2); 4,5 (ll. 3,4,5,6,7,8); 4 (l. 9); i punti separativi sono triangolari con vertice in basso; la cornice presenta in successione: listello, gola, listello, gola rovescia, listello, astragalo. Questo è il testo: C(aio) Nummio C(ai f.) Vol(tinia) Chresto aed(ili) duovir(o) quinq(uennali) cur(atori) frum(enti) q(aestori) ae(rari) q(uaestori) reip(ublicae) cur(atori) ka[l(endari)] munerar[--- tre lettere] iuvenes[ --- tre lettere] rem-[ --- sei lettere] su[]; La seconda iscrizione è su un cippo in pietra di cui resta la parte inferiore privo dei margini; il campo è delimitato da una cornice a listello piatto (riconoscibile il lato inferiore); questo è il testo: [ ] -- [ ] [ ]eo-[ ] l(oco) d(ato) d(ecreto) d(ecurionum) Riguardo al nostro problema va pure ricordato il rinvenimento di ceramica sigillata durante la costruzione delle fondazioni degli edifici posti ad est di via Cavadini, lungo il torrente Calderari. A questi dati va anche aggiunto il rinvenimento a circa 3 m. di profondità, sotto un alto strato di limo fluviale, di un tratto di canaletta in pietra molto simile a quella che delimita la piazza di Saepinum; quest'ultimo ritrovamento è stato effettuato durante la costruzione di un edificio che affaccia sulla strada che corre parallelamente al torrente Calderari posto a breve distanza dal luogo di reperimento delle due nuove iscrizioni; questi nuovi dati ci consentono di ipotizzare la presenza del foro in quest'area; questa proposta potrebbe così dare un senso alla tradizione che vuole il rinvenimento di una serie di rocchi di colonne in pietra poi depositati dietro il palazzo municipale, sotto la strada che corre leggermente più a valle e per questo motivo denominata via Colonno. Il rinvenimento delle colonne fu attribuito alla presenza della cattedrale della diocesi di Bojano; sulla base della nuova ipotesi potrebbero riferirsi al colonnato di una basilica o altro edificio a carattere pubblico che affacciava sul foro. Pur escludendosi perciò ogni possibilità di identificare in questo edificio la cattedrale medioevale, non è da escludere che la tradizione abbia un suo fondamento se si riconosce in questo edificio un luogo sacro o anche una basilica divenuta poi chiesa paleocristiana. La presenza del Cristianesimo a Bovianum, è documentata dall'iscrizione CIL IX, 2584, andata perduta ed oggi recuperata grazie al locale Archeoclub; si tratta di una stele in pietra dura riutilizzata (sulla parte posteriore è evidente un taglio a basso gradino, frutto della riutilizzazione): alt. cm. 63 x 39; pf. mx. 6; alt. lettere 4/5 cm. (ll. 1, 2, 3, 4, 5). Dalla prima delle due iscrizioni è possibile ricavare altri dati utili alla conoscenza dell'urbanisfica di Bovianum; la citazione di un munerarius sembra infatti dare credito all'ipotesi che vuole la presenza di un anfiteatro a Bovianum (11) fatta sulla base di un'iscrizione (CIL IX, 2565 = ILS 5017).
Altro dato sulla storia urbanistica di Bovianum è ricavabile dal contesto stratigrafico da cui proviene la canaletta in pietra; ad essa infatti si sovrappone un alto strato di limo fluviale che non presenta materiale archeologico antico al suo interno; ciò darebbe credito alla notizia, forse sottovalutata, che vorrebbe Bojano trasformata in un lago a seguito del terremoto dell'anno 853 d.C. dataci da uno scrittore rinascimentale (12) oggi rivalutato (13). Un ultimo dato nuovo sull'urbanistica di Bovianum è relativo alla viabilità esterna; la lettura della Tabula Peutingeriana ci pone di fronte a due strade che partono da Bovianum, l'una in direzione di Saepinum e l'altra in direzione di Larinum. Queste due vie trovano oggi nuovi supporti nella lettura del territorio e più in particolare nella distribuzione su di esso delle iscrizioni funerarie romane; lungo il tratturo infatti si distribuiscono due iscrizioni funerarie (14) ; più a valle, in direzione del passo di Vinchiaturo, sono presenti parti di monumenti funerari con fregio dorico e due frammenti di iscrizioni funerarie (15) che consentono di ipotizzare un altro percorso viario, questa volta in direzione di Campobasso.
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NOTE
(1) P. Albino "Ricordi storici e monumentali del Sannio e della Frentania", Campobasso 1879, p. 87; D. Romanelli "Topografia del Regno di Napoli", Napoli 1818, p. 441.
(2) A. La Regina "I Sanniti" in AA.VV., Italia omnium terrarum parens, Milano 1989, pp. 20-25; Idem " Le iscrizioni osche di Pietrabbondante e la questione di Bovianum Vetus" in RhM 109 1966, pp. 260-286; Idem "Safinim. dal conflitto con Roma alla tota Italia" in AA.VV., Il Molise. Arte, cultura, paesaggi. Roma 1990, pp. 31-53.
(3) G. Grossi "L'assetto storico-urbanistico del territorio del Fucino nel periodo italico (VII-III secolo a.C.) in AA.VV. Profili di archeologia marsicana Avezzano 1980, pp. 180-181
(4) S. Quilici Gigli "Fortificazioni e recinti in opera poligonale nella zona di Norba", Alatri 1989, pp. 55-60.
(5) G. De Benedittis "Sannio: Piana di Boiano" in StEtr XLVI 1978, pp. 409-418.
(6) G. Grossi "Tipologia dei centri fortificati con mura poligonali in area marso-equa: cronologia e studio delle porte" in AA.VV. Primo seminario nazionale di studi sulle mura poligonali Alatri 1989, pp. 92-110.
(7) R. Cantilena (a cura di) "Sannio. Pentri e Frentani dal VI al I secolo a.C.", Napoli 1981, pp. 98-100.
(8) G. Grossi "La Safina Tuta in Abruzzo Aequi-Aequiculi, Sabini, Marsi, Volsci, Pentri e Frentani dal 1000 al 290 a.C." in V. D'Ercole - R. Papi - G. Grossi Antica terra d'Abruzzo L'Aquila 1990, pp. 237 e 306.
(9) Cfr. La Regina 1990, pp. 31-37.
(10) G. De Benedittis "Bovianum ed il suo territorio: primi appunti di topografia storica" DAIR VII, Salerno 1977, p. 24.
(11) EAA I, p. 382, s.v. "Anfiteatro" (G. Forni).
(12) M. Freccia "De Subfeudis Baronum et Investituris Feudorum". Napoli 1554, p. 64.
(13) N. Cilento "Italia meridionale longobarda", Napoli 1971, pp. 105-110.
(14) Cfr. De Benedittis 1977, p. 27, n. 34 e p. 30, n. 41.
(15) Cfr. De Benedittis 1977, p. 32, n. 44-1 p. 33, n. 45.
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Storia dei Sanniti e del Sannio - Davide Monaco - Isernia
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